LE
SCULTURE IN GIARDINO
Nel suo lungo sviluppo storico l'idea di giardino si è
venuta a costituire di tante essenziali "appendici",
definite da apporti disciplinari diversi, dall'emergere di
nuovi temi e dal precisarsi degli stili e delle conformazioni
tipologiche.
Una delle cose che hanno accompagnato in modo continuativo
tale processo è stata certamente la scultura,
che di volta in volta ha caratterizzato l'evoluzione del giardino
assumendo ruoli diversi. Anzi, si potrebbe quasi leggere la
funzione della scultura in modo progressivo nel tempo: decorativa,
strutturale, tematica.
La scultura come elemento decorativo è
un fatto consolidatosi nel corso dei secoli quasi in ogni
aspetto dell'architettura. Nel giardino ciò si è
operato per mezzo di statue, anfore, bassorilievi. Creazioni
talvolta anonime ma spesso riferite alla simbologia classica,
e poste a coronamento di spazi e di superfici, con lo scopo
precipuo di creare un'armonia visiva, un ritmo di pieni e
vuoti, di chiari e di scuri.
Come fattore strutturale la scultura è
quasi insostituibile. In tale veste essa trascende il ruolo
decorativo per sottolineare e fissare gli assi regolatori
dello spazio progettato. Un passo fondamentale in tal senso
si è compiuto soprattutto nel Rinascimento, con il
giardino classico italiano, ed ha raggiunto forse la massima
espressione nei giardini barocchi ed illuministi alla francese.
Così un gruppo scultoreo, una fontana, una successione
di statue (o anfore, o vasi, o balaustre e via di seguito),
dovevano fissare nello spazio punti e linee, focalizzare lo
sguardo del visitatore, esprimere concretamente la grande
scoperta della prospettiva e il dominio umanista sul mondo.
Il compito tematico, pur antico e originariamente
connesso all'espressione religiosa, ha assunto via via più
importanza in epoche recenti, con la generale rivalutazione
del ruolo dell'artista. Da questo punto di vista la scultura,
non più anonima, in qualche modo "supera"
il giardino e lo determina, o quanto meno ne determina le
parti. Il giardino talvolta si conforma in funzione della
scultura, assume il ruolo di un apparato espositivo, un museo
all'aperto. E l'arte amplifica la percezione del visitatore,
se ne appropria e lo sorprende, e gli suggerisce temi ed idee.
Vale la pena ripassare sinteticamente il percorso della scultura
nella storia del giardino occidentale.
Sappiamo
che si faceva uso delle statue nel giardino almeno fin dall'epoca
romana. Basti considerare i ritrovamenti archeologici
di Pompei o la Villa Adriana di Tivoli, dove le sculture si
pongono come elementi focali negli spazi ridotti, oppure perimetrano
le aree più estese, eventualmente collocandosi in nicchie
e tra i colonnati.
Durante il Medioevo non si verificarono mutazioni significative,
salvo che naturalmente l'iconografia di riferimento era essenzialmente
di carattere religioso.
Col Rinascimento avviene la riscoperta della
statuaria romana e si diffonde largamente l'uso di raccogliere
nei giardini principeschi sia le collezioni di reperti antichi,
sia le nuove realizzazioni degli scultori dell'epoca (i primi
veri musei erano dei giardini). Del resto gli scultori rinascimentali
prendevano a modello gli esempi classici e dall'antichità
naturalmente ricevevano senso le loro creazioni. Si trattava
di dare forma simbolica alla mitologia del
passato e attraverso essa portare fondamento alla nuova cultura
umanista. Tale è naturalmente la lettura a posteriori
che ne traiamo, perché lo scopo contingente era quello
di celebrare la figura o la casata del committente, che in
tal modo "radicava" nell'antichità il suo
nome.
Più o meno simile, ma opportunamente magnificato,
era il ruolo delle statue nell'epoca barocca. E' in questa
fase che si esprime ai massimi livelli la funzione strutturale
della scultura, che collabora ormai strettamente col progetto
architettonico.
Nella seconda metà del Settecento, e quindi nel paesaggismo
romantico (parco naturalistico, o all'inglese), comincia
a disgiungersi il rapporto della statua con la mitologia antica,
perché vi sono nuove conquiste da celebrare, nuovi
personaggi da onorare: le idee illuministe, le virtù
della pace, della giustizia, la vittoria e il progresso scientifico
e gli ideali della democrazia.
Le
statue puntualizzano lo spazio naturale,
focalizzano la visione del visitatore segnando i luoghi e
in qualche modo rendendoli riconoscibili.
Il repertorio però non è più solo romano,
ma greco, gotico, esotico, arricchendo un immaginario che
ormai attinge a molteplici fonti. Le statue (e vari oggetti
architettonici trattati in modo analogo) attraggono il visitatore
in un percorso ideale, lo guidano attraverso
una natura primordiale idealizzata, ma pur sempre aliena,
se non addirittura selvaggia (come appare nella grande metafora
letteraria creata da Goethe con 'Le affinità elettive',
dove lo spirito incontrollabile della natura si appropria
delle anime dei personaggi attraverso la loro ardua ed infine
vana lotta per dare forma al parco).
Nell'epoca moderna l'urbanizzazione estesa
ha apparentemente ribaltato la situazione. La natura è
stata come ricacciata indietro e prevalgono i segni umani,
spesso devastanti. In questo contesto la scultura (come l'architettura)
parrebbe smarrirsi. Ma non è così, se in essa
scorre la linfa dell'arte, se rifiuta un banale ruolo cosmetico...
Così la scultura diventa concettuale.
Esprime la presenza della propria inutilità. Cioè
si pone come atto gratuito e proprio perciò diventa
un concreto segno metafisico. Sorprende il visitatore abituato
a vedere solo cose utili e necessarie, ma cose irrilevanti
nella loro ovvietà. Una scultura astratta (o il cui
senso è astratto) incontrata in uno scampolo di giardino
che magari si vorrebbe ameno, forse indispone il visitatore;
cioè lo costringe a fermarsi, a pensare... lo trae
fuori dal flusso equivalente e indifferente del quotidiano
ed eventualmente gli suggerisce un'idea, una novità.
La scultura si estende anche sul territorio e lo "graffia"
con segni significanti (land art), e si fa
multiforme, coglie i reperti industriali, i residui abbandonati
e non più produttivi e ne svela l'essenza, ce li mostra
come se fosse la prima volta riportandoli alla vita in nuove
forme. Il fluido vitale dell'ironia stilla dalla loro presenza
e ricrea il mondo.
E infatti la scultura fa convergere nella propria funzione
il ruolo spirituale e quello ludico. Non è una novità
naturalmente, perché essa aveva già sperimentato
in passato (soprattutto dal '700, dall'epoca barocca in poi)
tale funzione, ma ora essa supera i limiti del divertimento
e diventa satira. Non solo, in alternativa al simbolo assume
importanza lo stimolo percettivo, l'immediatezza
del messaggio, affermato senza filtri culturali più
o meno desueti ed inflazionati. Perché nel flusso immane
ed equivalente dell'informazione, ormai è chiaro, solo
l'esperienza può farsi veramente memoria.
Infine vi è anche una "scultura" artigianale,
oggettuale, che nel design paesaggistico contemporaneo svolge
anche altri ruoli, seguendo i dettami di un minimalismo estetico
in cui è spesso protagonista.
g.z.
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